La società di un tempo non esiste più.
Lo studio della sociologia è uno spreco.
Se non rifondiamo e ripensiamo al vivere.
In particolare il quieto e giusto vivere, che è una vera e propria arte.
Dopo la morte di Dio con Nietzsche, oggi piuttosto è la società a morire.
E l’ossessione per la salute, lo stare in forma, il dimagrimento, la longevità nasconde un vuoto cosmico dell’individuo.
Una crisi interna che si riflette poi nel costrutto sociale che abbiamo messo in piedi.
Un castello di carta, pronto a crollare da un momento all’altro.
In pratica già segnato, deceduto, pronto a collassare.
E gli effetti si vedono eccome: crisi demografica, crisi di salute, crisi ambientale, inquinamento, depressione, burnout, workaholism, e mancanza di rapporti umani veri.
L’anti-social club prende il sopravvento.
La via che emerge di più tra i primi ribelli del sistema, visibile online e social, è quella dell’eremita.
La persona che si isola, per vivere in natura, da sola, per fare sport, e distaccarsi dal caos della vita mondana.
A primo acchito potrebbe sembrare una soluzione proposta anche dalle mie newsletter, la via del bosco.
Tuttavia quest’ultima non ha nulla a che vedere con l’isolamento. Anzi, è proprio il contrario.
Sarebbe come vivere senza un braccio o una gamba, tutto diventa più difficile e macchinoso.
La specie umana si è forgiata grazie ai rapporti umani, alla collaborazione, nelle tribù, con la caccia e condivisione di cibo sano.
La crisi della condizione umana
Avrete sentito dire che l’uomo è un animale sociale, e ad oggi rimane ancora vero.
Un distacco così marcato da tutto e tutti non può che portare alla tristezza, depressione, malattia, e anche se riusciremo a sopravvivere, rimarrà una vita incompleta.
La condizione dell’uomo è complessa, e richiede un’analisi approfondita su più fronti: psicologico, sociale, individuale, nutrizionale, salutistico, intellettuale, spirituale.
Per conoscerla meglio e approfondirle consiglio la lettura di un libro illuminante, La condizione dell’uomo di Lewis Mumford.
Dalla parte opposta dell’eremita vagabondo troviamo l’uomo indaffarato, con mille impegni e progetti, che deve consultare l’agenda anche per solo passare un po’ di tempo con gli altri.
Queste persone vivono proiettate nel futuro, programmando e progettando ogni prossima mossa con dovizia di particolari, non rendendosi conto che intanto la vita gli sfugge da sotto il naso.
Consumano i giorni e gli anni più belli, e anche quando si ritirano (pensionamento), continuano lo stesso imperterriti in nuovi progetti, idee e impegni, spostando solo l’attenzione su qualcos’altro.
Questa categoria di persone mirano al successo, soldi, guadagno, beni materiali, ma anche potere e riconoscimento.
E circondandosi di oggetti nuovi, macchine, case, aziende, e cose ridondanti, altro non fanno che aumentare la mole di lavoro e gestione, per mantenere il nuovo status raggiunto, anziché diminuirla.
Sono i primi a disdegnare i momenti di ozio, pensando che solo lavoro nobiliti l’animo, e che chi dorme non piglia pesci: al contrario bisogna essere sempre produttivi.
Anche io sono a favore di periodi di vita dove ci si impegna e concentra di più, per i propri obiettivi, passando da una fase di working hard a working smart (ho scritto un articolo su questo).
Tuttavia tali momenti di intensità devono essere una sperimentazione, per conoscere quanto poi si possa rallentare per vivere una vita più presente, a pieno, che preveda anche e soprattutto momenti di ozio.
Questi possono essere presenti in certi periodi dell’anno, programmati mensilmente, una volta a settimana, oppure anche giornalieri.
L’obiettivo non dovrebbe essere la scalata sociale, professionale, politica o altre mire egoistiche.
Tutt’altro: quello che conta è riuscire ad ottenere tempo libero per svincolarsi dalle incombenze della vita quotidiana che ci siamo costruiti con gli anni, e che ora ci attanagliano.
Senza tempo libero si diventa macchine laboriose e goffe, stanchi, spossati, e non rimane neanche un briciolo di energia.
Logorati dalla ruotine messa in piedi da noi stessi, ci si trasforma in carnefici e vittime allo stesso tempo (puoi leggere l’articolo sulla società della prestazione).
La gestione del nostro tempo in realtà vale oro, si dice infatti che il tempo è denaro.
Il tempo equivale a denaro però non nell’accezione capitalistica in cui ogni ora si potrebbe guadagnare, ma in riferimento al valore.
E se non riusciamo in questo compito, cioè ottenere un po’ di ozio e tempo per noi stessi, hobby e passioni, allora abbiamo fallito nel gioco della vita.
Siamo su questo pianeta e universo anche per tante altre cose, rispetto ad essere impegnati di continuo.
Nessuno si ricorderà di noi e il nostro operato, si perderà con tutti gli altri eventi dell’universo.
Tanto vale pretendere un po’ di tempo per sé e la propria pace interiore.
La buona notizia è che di riflesso tutto il resto verrà meglio, non potrà che migliorare.
La nostra salute, benessere mentale, atletismo, rapporto familiare e con gli altri.
Quindi è giusto anche il negotium, accezione che si riferisce agli impegni e al lavoro secondo gli antichi Romani.
Una vita attiva, magari per il sociale e il prossimo, come per la promozione della salute, ma non deve essere finalizzata solo a guadagnare, per gli altri e ai nostri obiettivi: finirà per fiaccarci.
Impegnarsi serve per poi garantire creare piuttosto dei vuoti nella giornata, così che possiamo scegliere come impiegarli.
Anzitutto la vera salute richiede tempo e lentezza, come abbiamo visto dalle lettere precedenti (qui la lettera sullo slow living), e non velocità e frenesia.
Serve tempo libero per fare sport, spesa, cucinare, meditazione e occuparci di noi stessi.
Le persone indaffarate saranno paradossalmente proprio le prime a preoccuparsi della salute, metterla al primo posto, ma solo in modo fittizio.
Per loro risulta infatti anche più importante di altri, ma non si impegnano veramente per cambiare la situazione, nell’atto pratico.
Non serve seguire la dieta e controllare le analisi del sangue se tutto il resto non cambia. Se continuiamo ad essere stressati, pensierosi, indaffarati, sedentari.
La rivoluzione delle proprie abitudini deve essere olistica, a 360°, per questo richiede una vera e propria ristrutturazione del proprio modus vivendi.
Coloro che non hanno tempo per la salute quindi, abbiamo scoperto che saranno i primi a gettarsi disperati ai piedi del medico o nutrizionista in cerca di una terapia o dieta miracolosa.
E questo l’ho capito con il tempo.
Queste persone non hanno il tempo (o fingono di non averlo), energia e voglia di cambiare veramente, e quindi cercano la soluzione più breve come un farmaco, un integratore o una dieta restrittiva che risolva i problemi nel modo più veloce possibile.
In questi casi serve un lavoro doppio, cioè dedicare spazio alla comunicazione, ristrutturazione delle abitudini, persuasione (in senso positivo) e approccio quasi psicoterapico.
Elogio dell’ozio
Impariamo ad adeguare il nostro stile di vita e abitudini alimentari non alle nuove mode, ma agli insegnamenti antichi.
Lucio Anneo Seneca, La tranquillità dell’animo
Anche in alimentazione non servono tanti fronzoli, come nella vita.
Il modo di mangiare dei nostri antenati infatti era semplice, con alimenti ricchi di nutrienti e sazianti, dalla natura.
Per questo ho deciso di aggiungere frattaglie e organi alla mia dieta, sapendo che con poco sforzo potevo ottenere tanto nutrimento.
Questi alimenti sono stati consumati per milioni di anni proprio dai nostri progenitori, nutrendoli nel profondo: allora dovremmo anche noi.
E visto che non è sempre facile reperirli freschi e di qualità, si può optare per un’integrazione giornaliera in capsule, essiccati a freddo, grazie a Carnivore Company.
Per un’etica from nose to tail (da testa a piedi), senza scarti cioè, utilizzando anche parti dell’animale che in alcuni casi vengono letteralmente buttate, o diventano cibo per cani.
L’alimentazione industriale, i fast-food e i cibi pronti sono un’invenzione del tutto recente, volta a soddisfare le esigenze di chi riesce solo a lavorare e fare poco altro. Stressati e con poco tempo non possono garantire un pasto di qualità, preparato con cura.
Non vediamo più persone libere, pronte ad aiutarci, che vivono lentamente fra le strade, paesi e centri cittadini.
Dove sono tutti?
Gli impegni della vita quotidiana, il lavoro, gli extra, i nuovi obiettivi e la sete di successo portano i membri della società ad allontanarsi l’uno dall’altro.
In preda alla mania smodata di competizione, si pensa a diventare migliori degli altri, e non a cooperare e aspirare davvero al bene comune.
Non serve per forza intervenire per la comunità, ma avere un ruolo che piaccia a noi e al mondo, e che faccia del bene.
Se si percepisce il proprio valore per le persone, il pianeta e l’ambiente, sarà difficile trovarsi con una dipendenza da cibo, alcol, droghe, pornografia (ho scritto un articolo sulla nuova droga della società) e problemi psicologici.
Anche l’eccessiva prostrazione al proprio compito è deleteria, come abbiamo visto, perché impegnarsi più del dovuto, come spesso ci insegnano, non è sempre la soluzione giusta da intraprendere, o almeno non è detto che lo sia per noi.
E’ lo stesso poeta latino Orazio a consigliare agli uomini una vita in equilibrio in tutte le aree, introducendo il concetto di aurea mediocritas, o equilibrio aureo.
Per puntare ad una vita serena, e quindi in salute con nutrizione e stile di vita, bisogna imparare a non eccedere, non sopravvalutarsi, non impegnarsi in nuovi progetti che poi non riusciremo a gestire del tutto.
Per approfondire questo aspetto consiglio la lettura di Essentialism: the disciplined pursuit of less di Mckeown, in italiano tradotto con diritto al sodo.
Tutto quello che è nuovo, attira e stimola la produzione di dopamina cerebrale. Intravediamo più soldi, posizione sociale, affari, e piacere.
Tuttavia non stiamo considerando l’energia richiesta nel lungo termine, il lavoro nascosto, specie nella gestione, mantenimento ed espansione delle nuove attività.
Se siamo sicuri di essere davvero ideali per questo ruolo, con le giuste capacità, e in grado di gestire e prevenire anche eventuali problemi, allora possiamo tenerlo in considerazione.
Chiediamoci chi siamo, cosa vogliamo e quali sono le nostre qualità, e soprattutto come vorremmo vivere.
Ricorda: siamo noi a deciderlo, e non i nostri genitori, parenti, amici, boss, datori di lavoro, famiglia etc.
Indaghiamo a fondo le nostre pulsioni e aspirazioni, e cerchiamo di essere più razionali possibile nelle scelte.
Ogni nuova mossa e obiettivo posto comportano delle conseguenze e responsabilità che, in prima battuta, di rado tendiamo a considerare.
E se non riusciamo a controllare questo aspetto, si finisce indaffarati, sempre connessi, iperattivi, multitasking, con l’agenda fitta di impegni, scadenze, programmi, call, videochiamate etc
E mentre progettiamo il nostro futuro, per averlo migliore, ci scappa di mano la vita stessa, quella vera, il momento presente, l’unica cosa cioè che esiste.
I latini riassumevano il concetto con la formula Hic et Nunc (qui ed ora).
Quanta saggezza negli antichi romani e latini, che grazie ai loro scritti, hanno analizzato e messo in luce il problema che si cela dietro la troppa ambizione delle persone, quando quello che servirebbe davvero è avere e ottenere meno, non di più. (Ho scritto un articolo su come diventare minimalista, less is more).
Non dobbiamo puntare ad impressionare gli altri.
L’obiettivo è mantenere una famiglia e avere il necessario, essere felici con poco e rimanere in salute più a lungo possibile.
Risulta difficile?
Con alcuni accorgimenti non lo è affatto.
Bisogna mantenersi nel giusto equilibrio aureo tra sfarzo e povertà, malattia e iper-salutismo, depressione ed eccitazione, rischio e pericolo, allenamento e riposo.
Samuele Valentini
In pratica bisogna rifondare una nuova società, fatta di persone equilibrate, in salute, senza troppe mire egoistiche, altruiste e benevole, con un forte senso della giustizia.
Non serve essere temuti, poteva andare bene ai tempi di Macchiavelli. Attirare su di sè odio e paura non è affatto un bene, anzi ci fa vivere nella preoccupazione e ansia.
Serve essere rispettati, e per farlo dobbiamo dimostrare i nostri intenti benevoli e senso civico.
Le parole devono essere lo specchio delle nostre azioni.
Spesso per ragionare bene, occorre aver mangiato bene (sano), ed essersi allenati nel modo giusto.
L’ozio, o otium di cui tanto parlavano gli antichi romani, serve anche a questo.
Esso può essere inteso infatti anche come tempo necessario ad assaporare il cibo vero, passeggiare in natura e in silenzio, fare un bagno freddo, e un automonitoraggio per l’upgrade fisico e mentale.
Anche il filosofo Bertrand Russel ha scoperto i benefici di questa pratica, scrivendo una serie di libri raggruppati dal titolo Elogio dell’ozio.
Lo stesso Russel prospettava una società in cui, per i suoi membri, l‘ideale fosse lavorare non più di quattro ore al giorno, per dedicarsi nel resto della giornata alla lettura, passioni, hobby, attività fisica etc.
A giudicare da quella attuale direi che ancora siamo molto lontani.
Fermarsi è un modo anche per analizzare quello che abbiamo fatto fino ad ora, se è giusto per noi, ha portato i suoi frutti e risultati, e se è il caso di andare avanti su questa strada o cambiare, oppure rifinire per migliorare.
E’ questo l’infinite game.
La scienza ancestrale: ritrovare sé stessi
Non c’è bisogno sempre di nuovi progetti, impegni, programmi, call e tanto altro.
Basterebbe rimanere focalizzati sugli obiettivi che ci eravamo posti all’inizio, per poi migliorare sempre di più e diventare inarrestabili in alcune aree della vita, per generare un gioco infinito.
Quest’ultimo approccio l’ho prediletto in prima persona.
E’ la promessa del brand, che riflette chi sono veramente.
Ho deciso di implementare, rifinire e migliorare i servizi di nutrizione.
Se i primi anni dell’attività usavo un approccio minimalista, con semplice bilancia, metro e scrivania, e il potere delle comunicazione efficace, oggi sono arrivato ad impiegare approcci anche all’avanguardia per lavorare su alcuni aspetti un po’ più specifici della salute.
E quindi integro le mie valutazioni con la nutri-Microbiomica per l’analisi del microbiota intestinale, il test del capello per le carenze nutrizionali, la Metabolomica per l’indagine dei metaboliti, la Bioimpedenziometria per la composizione corporea, la nutri-Genomica, e la valutazione di alcune analisi ematiche ed ormoni in funzione degli obiettivi.
Utilizzo i principi alimentari della scienza ancestrale, e non mi sono fatto spostare o attrarre troppo dalle mode alimentari, integratori moderni e via dicendo.
Molti studenti e colleghi del settore mi chiedono dei corsi di formazione per migliorare nella loro professione, o per avviarla al meglio.
Anche se potrebbero essere utili, preferisco qualche lezione all’Università o chiacchierata informale con i colleghi che un vero e proprio corso da strutturare, gestire e promuovere.
Molte aziende alimentari, palestre, coach e case di integratori hanno chiesto la mia collaborazione, per la formulazione di prodotti, sponsorizzazione, o nuovi percorsi di salute.
Tuttavia preferisco “no grazie”, che ad oggi sono molti di più dei “sì iniziamo”.
Non si tratta di vanità, anzi.
Metto al primo posto il tempo libero, il rispetto nei miei confronti, della mia compagna, della salute e benessere mentale, e preferisco impegnarmi in poche aree della vita, ma in modo ben fatto e costante, che essere operativo h-24 in mille progetti, anche se potenzialmente lucrativi.
Lo stesso approccio lo impiego nello sport e gestione degli allenamenti.
Pedalo con la mia bicicletta da quando mio padre, all’età di 5 anni, ha pensato di farmi gareggiare nelle categorie giovanili.
Da allora non ho più smesso del tutto, anzi mantengo un ottimo grado di allenamento e forma fisica (circa 400 km/sett.).
Ho attraversato fasi di vita in cui giocavo a calcio, anche a livello semi-professionistico (primavera), e periodi dove ho praticato triathlon per diverso tempo. Non abbandonavo mai del tutto la bicicletta.
E questo mantenimento mi permette ancora oggi di togliermi sfizi in termini di performance, anche non allenandomi sempre.
In questo periodo autunnale-invernale per esempio prediligo di più pesistica, corpo libero, camminate, bagni freddi e corsa rispetto al ciclismo.
Tuttavia non disdegno anche una pedalata un paio di volte a settimana, per certi periodi come questo.
Ciò non significa che quando scegliete un’area di lavoro, sport o progetto siete condannati a portarla avanti per sempre.
Anzi l’evoluzione e i cambiamenti possono essere anche molto positivi, solo che dobbiamo stare attenti a non farci sempre attrare da ogni nuova potenziale collaborazione, lavoro, o voglia del momento.
Facciamo trascorrere un po’ di tempo e intanto riflettiamo se vale la pena davvero intraprendere nuovi sforzi e cammini.
E se puntassimo a un miglioramento, in ottica futura, di quello che già facciamo?
Il saggio studia, esplora, e quando sceglie tende a non tornare indietro o cambiare rotta.
Lo fa al massimo solo per contingenze o imprevisti. L’obiettivo può anche essere ritarato, ma rimane invariato o molto simile.
E cosa centra con nutrizione e stile di vita, visto che la newsletter parla di questo?
In realtà la gestione del tempo e la sua rivalorizzazione è l’arma più grande che abbiamo per investire nella nostra salute.
Una mente calma, pacata, con gli obiettivi ben chiari non può che pretendere cibo vero, allenamento e benessere fisico.
Se cambiamo noi stessi e risolviamo le crisi interne, valorizzando di più il nostro tempo a disposizione, la società non potrà che rinascere e migliorare.
Come in ogni crisi e fine ci può essere un nuovo inizio e rinascita. La storia ci insegna che può essere molto fiorente e positivo.
Dobbiamo guidare il cambiamento, la via del bosco non è poi così lontana.
Sta a noi decidere se adeguarsi alle circostanze, o aspirare a qualcosa di più.
Non buttiamo il tempo libero nei social e per rispondere ai messaggi tutto il giorno.
Impariamo a vivere.
Siamo qui per sbloccare la migliore esistenza, e l’esito dipende solo dalla nostra volontà.
Dott. Samuele Valentini