La maggior parte delle persone fallisce i buoni propositi per l’anno nuovo entro poche settimane.
Se non pochi giorni.
Spesso tali propositi sono comuni: dieta, attività fisica, tempo libero, professionali etc.
Qual è il problema di fondo?
Mancanza di motivazione? Imprevisti? Routine obsoleta?
I buoni propositi di per sé non rappresentano nessun raggiungimento infatti.
E’ giustissimo porseli, specie un periodo come quello dell’anno nuovo.
Tuttavia alla premeditazione deve far seguito l’azione.
Prima di fissare nuovi obiettivi e propositi indaghiamo la nostra visione.
Per visione si intende i propri valori, ideali, e obiettivi: chi siamo veramente e in quale area ci concepiamo.
Impegnati in cosa nel mondo?
Per un’azienda si chiama vision, e a che fare con la cultura aziendale.
La visione riguarda anche la propria giornata, attività lavorativa, relazioni sociali etc.
Non si tratta di programmare tutto al dettaglio, anzi.
Piuttosto una macro-visione di come vediamo la nostra vita, intorno a chi, impegnata in cosa, verso quali passioni e aspirazioni.
Serve una visione: come definirla
La visione in pratica ha a che vedere con la spinta alla vita, la stessa che ci dovrebbe sollevare dal letto al mattino pieni di gioia e buona volontà, voglia di esperire la giornata ed esprimere le nostre qualità.
Purtroppo la maggior parte delle persone non ha più questo brio, e la causa è in buona parte dovuta alla mancanza di una visione predefinita e ben chiara a monte.
Ci si sveglia con poca motivazione, già stanchi prima ancora di iniziare la giornata, si rimanda la sveglia, e tutto questo non fa che inficiare sulle altre attività della giornata.
Iniziare con il piede giusto significa essere già a metà dell’opera: faremo gioco su questo per migliorare nel corso del giorno.
Chiediamoci come vedrei la giornata nella mia vita ideale, quali sogni o aspirazioni.
Chiudete gli occhi o aprite il diario e iniziate a immaginare o scrivere la vostra giornata tipo se non avesse alcun vincolo legato al lavoro, famiglia e impegni vari.
Siate precisi in questa fase.
Potrebbe essere sveglia presto, blocco di lavoro intenso per 2-3 ore, allenamento, e poi tempo libero per lettura, in famiglia, di nuovo un altro blocco di lavoro pomeridiano, per terminare presto.
Godersi i figli e la famiglia, fare sport tutti i giorni, stare con altre persone o amici, frequentare luoghi per attività ricreative o sportive, come teatro, musica, yoga, corsi di filosofia, lettura e così via.
Lavoro in smart-working, online, da casa, in ufficio, solo o in team?
Se non potete cambiare lavoro, focalizzatevi su aspetti che ad oggi sono sotto il vostro controllo, su situazioni migliorabili.
Cosa possiamo modificare? A questa attenta e importante domanda, le risposte risultano lampanti:
- Stile di vita
- Alimentazione
- Sonno
- Allenamento
- Atteggiamento: carattere, pulsioni, modi di comportarsi
- Noi stessi come persone
- Amicizie e compagnia: chi decidiamo di frequentare
- Luogo e lavoro
Eccetto alcuni aspetti della nostra vita, la maggior parte delle volte ci rendiamo conto che avere più fiducia in sé stessi è il primo segreto del successo, come pensava anche Ralph Waldo Emerson.

Ho scritto una lettera su come nella pratica riuscire ad avere più fiducia in sé e nei propri mezzi come persona.
Non occupiamoci di quello che non possiamo cambiare.
Del meteo, lamentele (proprie e degli altri), a volte paese/città e lavoro.
Si può cambiare anche lavoro e luogo in cui viviamo, ma molto spesso la chiave non è stravolgere quel che gravita intorno a noi, e quindi l’esteriorità.
Piuttosto iniziare dall’interiorità è il passo migliore, per diventare nuove persone, rinnovate nello spirito, comportamenti, attitudine, mente e corpo.
E quindi partendo proprio dai nostri obiettivi, ideali, missione, visione, atteggiamento, carattere, e così via.
Prima di cambiare dieta, relazioni, integrazione, allenamento etc chiediamoci cosa ricerchiamo veramente: si chiama introspezione.
Prima dell’esplorazione di nuove possibilità, deve far conto l’indagine interiore.
Per questo la visione va applicata non solo alle aziende, ma prima di tutto a noi stessi.
L’anti-visione per creare la visione dei tuoi sogni
Chi fatica a immaginarsi la giornata e vita ideale, può partire dall’anti-visione.
Chiedetevi questo: “Come non vorrei passare assolutamente i miei giorni da qui alla mia fine?
Potrebbe essere anche la situazione che stiamo vivendo attualmente.
Magari ci sentiamo soli, e vorremmo socializzare di più.
Se questo fosse il primo pitfall messo in evidenza, il problema che vorremmo risolvere e mettere mano, iniziamo allora subito a lavorarci con una visione.
E quindi avere una giornata con più interazioni sociali.
Una volta stabilito il macro-obiettivo, questo va smembrato in goal a breve, medio e lungo termine.
Potrebbe essere avere un gruppo di amici cui fare affidamento e con cui divertirsi, o condividere momenti sportivi insieme da qui ai prossimi 5 anni.
Il medio e breve termine è fare qualcosa affinché il goal del lungo termine possa verificarsi.
In questo caso i primi due sono di stilare un programma giornaliero per la vostra visione: siate precisi e ben definiti.
I progetti generali falliscono.
Potrebbe essere già la prima azione da eseguire al mattino: questo ci darà grandissima motivazione, perché è la prima attività che abbiamo scelto di fare per il nostro scopo, avvicinandosi sempre più al medio e lungo termine.
Quindi appena svegli, si potrebbe subito uscire di casa per una colazione al bar, o darsi appuntamento un po’ prima con i colleghi di lavoro.
Se tra gli obiettivi c’è anche quello di mangiare sano, allora opteremo per un bar più fit, che servirà pancake proteici, o una colazione salata e spremute d’arancia.
Se invece seguiamo un programma alimentare, oppure vogliamo risparmiare, potrebbe essere il caffè dopo colazione, senza berlo subito.
Una volta entrati nel bar facciamo di tutto per intrattenere conversazioni con sconosciuti, non solo con il personale, ma anche i clienti. Nel tempo affinerete sempre più sicurezza nei vostri mezzi, e non ve ne importerà se avrete dei rifiuti alla conversazione. Si avvicineranno di più coloro i quali risuoneranno della vostra stessa frequenza ed energia, e gioia per la vita.
Si tratta di un processo di selezione naturale e casuale, le persone verranno a voi dopo le prime interazioni senza un ordine preciso e definito.
Lo studio è molto importante, non conta solo l’applicazione, e viceversa.
Studiate comunicazione, le leggi d’interazione umana, la psicologia, la persuasione.
Non parlate a macchinetta dei vostri obiettivi, casa, cane, gatto, dieta e così via. Immaginate all’inizio un 60-40 in favore dell’interlocutore o 50-50 di tempo per ciascuno in una micro-conversazione.
Un libro illuminante in questo senso è La prima impressione di Demarais e White.
Non finisce qui. Se sarete a lavoro in ufficio, ritagliatevi delle pause, magari concomitanti con altri colleghi, per liberare la mente e fare due chiacchiere.
Sempre il caffè può essere usato a scopo sociale, ma per evitare eccessiva eccitazione da caffeina potete optare per altre bevande, o anche nulla.
Se in azienda esiste una mensa, non rinchiudetevi in ufficio per mangiare la vostra asportina, anche se seguite un programma alimentare. Si può portare al tavolo dei colleghi, nessuno vi dirà nulla.
Oppure cercate i piatti più sani che servono, o più vicini al vostro programma, per poi sedervi insieme a conversare.
Se siete liberi professionisti, valutate di raggiungere luoghi dove servono piatti sani, come ristoranti biologici, magari con tavoli condivisi.
La socialità cresce con piccoli gesti e conversazioni, soprattutto con estranei.
Sarebbe troppo facile frequentare e parlare sempre con le stesse persone.
Dobbiamo essere sinceri però, usare le pratiche sociali come allenamento, per essere cordiali, gentili, disponibili, con un rinnovato senso civico.
Nella vostro diario di obiettivi sociali per il nuovo anno, segnate anche lo sport e fatica da condividere con altre persone, piuttosto che uno più da solitario.
Nel mio caso sono un ciclista, e passo spesso ore solo a pedalare, tuttavia anche spesso mi unisco a gruppi, specie nel weekend, anche di sconosciuti, o altri ciclisti che incontro lungo la strada.
Saluto chi incontro dall’altra parte della carreggiata, non per essere ricambiato, ma per sentirmi parte di un gruppo, in questo caso la community dei ciclisti.
Potrebbe essere un corso di yoga condiviso, pilates, ginnastica posturale, corsa, nuoto, triathlon e così via.
Quando praticavo triathlon avevo tantissime relazioni, visto che dovevo integrarmi in un gruppo di runner, nuotatori, e infine di ciclisti, ma non solo, anche con i triatleti stessi!
Altri micro-obiettivi giornalieri per raggiungere quello più grande della socialità potrebbero essere dei momenti utili e dilettevoli allo stesso tempo, come fare la spesa.
Anziché andare al supermercato, potremmo visitare il negoziante di fiducia che vende frutta e verdura, il pescivendolo, il macellaio, l’agricoltore al mercato.
Così facendo avremo delle persone di riferimento, e potremmo anche scambiare due chiacchiere.
Non c’è bisogno di avere qualcuno con cui parlare di massimi sistemi, filosofia, politica, religione, guerre e così via.
Se una certa area stimola il nostro interesse, o siamo appassionati di qualcosa, come per esempio la lettura o lo studio dei testi sacri, cerchiamo se in zona esistono corsi serali inerenti a questo tema.
Se vogliamo metterci in riga con la dieta, anziché usare il fai da te, affidiamoci ad un professionista, con cui intratterrete un rapporto di fiducia: potrà essere il vostro referente per la salute, almeno all’inizio, per sentirvi sicuri e seguiti.
Lo stesso per l’allenamento: avere un allenatore e partecipare ad allenamenti di gruppo potrebbe essere la giusta soluzione, anche se sapete già tutto su questi argomenti.
Se invece siete persone molto impegnate durante la giornata, o preferite investire energia nel vostro operato, allora concedetevi la sera per socializzare. Uscite per cenare con amici, o anche solo per una tisana calda digestiva dopo cena, o per una camminata anche breve dell’isolato o centro città.
Il senso sociale aumenta e migliora non solo interagendo con altre persone, ma anche permanendo in loro presenza senza per forza intrattenere un discorso.
Quindi anche la voce altrui, l’incrocio degli sguardi, spazi condivisi e così via.
Una volta impostata una routine giornaliera, e applicata day by day, sarà semplice per voi aderire ad essa, e sentirvi sempre meno soli.
Questo era solo un esempio di visione, anti-visione, macro e micro obiettivi: si può applicare non solo alle relazioni sociali, ma anche al lavoro, stile di vita e così via.
Non basta la visione: serve una missione
Dopo la visione entra in gioco la missione.
Allo stesso modo delle aziende, bisogna definire a priori la missione.
Essa è il why di cui parla anche Simon Sinek.
In pratica il nostro ruolo nel mondo.
Secondo la visione del filosofo tedesco Nietzsche e suo maestro Emerson, non esiste un vero e proprio senso logico della nostra presenza su questo pianeta.
Né tantomeno un ordine delle cose, ma piuttosto l’entropia e il disordine, mentre la natura cerca di organizzare il tutto in forme di vita e nella conservazione.
Se non esiste un senso nella vita umana, e soprattutto se nessuno ce lo deve imporre (la morte di Dio di cui parla Nietzsche), ecco che dovremo essere noi a definirlo.
Non è un obbligo, ma se non lo facciamo qualcun altro lo farà per noi, o finiremo in balia degli eventi dell’universo, vivendo passivamente la nostra esistenza.
Esiste però un lato oscuro della troppa libertà di azione, ed è quello di cui abbiamo parlato nella lettera sulla società della prestazione e del burnout.
Infatti con così tanta scelta, all’opposto ci si può sentire oberati e il peso delle nostre azioni graverà su di noi, per ritrovarci fiaccati nel tentativo di fare tantissime cose e lasciare un segno positivo nel mondo.
La giusta missione si colloca a metà tra il nullafacente e l’imprenditore di sé stesso, esasperato dall’idea di raggiungimento e ottimizzazione.
La missione riguarda proprio la necessità di mettere ordine nel disordine e combattere l’entropia.
E’ il sale della vita, il desiderio di sentirsi accettati, di acquisire un’identità, di avere un ruolo nella propria comunità, come lo aveva ogni membro della tribù per i nostri antenati.
Se solo anche per un attimo si rimaneva discollegati dal proprio ruolo comunitario o missione, si poteva percepire la sensazione di morte e pericolo imminente.
Quindi il calcolatore, programmatore e imprenditore di é stesso, che è ossessionato dalla volontà di eccellere ed avere successo, non è tanto diverso e migliore del nullafacente.
Entrambi gli individui è facile che sviluppino presto o tardi malattie mentali.
Il primo perché si sente un inetto, inutile per gli altri, isolato e solo, mentre il secondo perché non è mai contento della propria prestazione, e mai lo sarà, fino a raggiungere il burnout.
La missione non deve coincidere con l’ossessione.
Una volta esplorate le proprie potenzialità, aree di interesse e intervento, la missione serve per dare un senso alla vita, sentirsi parte della comunità, elevare il proprio spirito da un individuo di carne e ossa.
La visione del business sotto questa concezione è più che lecita, essendo il mezzo per dimostrare e fornire il proprio valore.
Non per forza però abbiamo bisogno di essere ricompensati a livello economico per l’espletamento della missione, ma anche il giusto riconoscimento sociale o personale (il parere che abbiamo di noi stessi) può bastare.
Esistono tante attività gratuite, che tuttavia risuonano del senso della missione, dal volontariato, al più semplice gesto e parola gentile.
Dopo la definizione di missione per ciascuno, bisogna sapersi fermare ogni certo periodo, per osservare quel che abbiamo fatto fino ad oggi, contemplare le prossime mosse, e analizzare se siamo nella direzione della missione.
Qui interviene lo sport, la meditazione, la contemplazione, e momenti di pausa interiore.
Sono periodi in apparenza morti, vuoti, di noia, che in realtà, se non nell’immediato, offrono le carte di comprensione.
Quindi sono momenti di riflessione, per ritarare gli obiettivi o verificare se stiamo perseguendo quello che davvero ci siamo posti, oppure ridefinire in parte la missione, in base anche al corso della vita ed esperienze.
Infatti mentre operiamo, si verificano tantissimi eventi, anche a livello del subconscio, che se non ascoltati e trascurati finiscono per emergere tutt’uno, per lasciarci senza parole e frenarci nella nostra strada.
L’ascolto di sé diventa di primaria importanza, specie nell’ambito di miglioramento della crisi interna che attanaglia oggi l’individuo moderno.
Una pratica per rinsaldare la funzione della missione risiede nella visualizzazione.
Questa metodica si deve eseguire in silenzio, da soli, in fase meditativa, mentre si cerca di visualizzare sé stessi nelle fasi della missione, dall’esordio, all’espletamento, a tutto quello che serve per la sua realizzazione.
Non finisce tuttavia con quest’ultima, perché la visualizzazione, per poter essere efficace, ha bisogno anche della fase successiva, in cui ci si visualizza realizzati e in questa nuova veste.
A quel punto, con il tempo, state pur sicuri che ogni cosa risuonerà della vostra missione, o quanto meno avrete impostato un filtro che vi permetterà di cogliere ogni possibile occasione, persone, luogo o azione in grado di avvicinarvi alla visione che avete praticato.
Anche nel libro Tools of Titans di Tim Ferris, uno degli strumenti dei potenti, è proprio l’arte della visualizzazione, di impostare filtri alla nostra visione del mondo, in funzione della missione.
Insieme alle affermazioni, la visualizzazione diventa strumento infallibile per lo scopo.
La mia visione, anti-visione e missione
Per entrare più nella pratica, posso condividere con voi la personale visione, anti-visione e missione.
Si può tranquillamente saltare questa parte: si tratta solo del mio esempio.
Anti-visione
Tutto il giorno seduto, in ufficio. Mi sveglio, mangio il primo cibo spazzatura che capita in frigorifero, oppure una brioche e caffè al bar. Mi impegno in un lavoro di cui non mi interessa nulla, solo per sbarcare il lunario. Odio il mio capo e colleghi. Torno a casa, spesso discuto con mia moglie, non ho forza ed energia per fare attività fisica, vorrei solo stendermi e mangiare.
Se pratico un lavoro autonomo, come un imprenditore o un libero professionista, è quella di lavorare anche più di un lavoro aziendale, esaurendomi nella corsa sfrenata al guadagno e successo della mia azienda. Trascuro quindi tutto il resto, cioè quel che conta di più: salute, alimentazione, sonno, stile di vita, relazioni sociali, benessere, sport, famiglia.
Un’altra anti-visione coincide con l’avere tanti progetti ma non riuscire a realizzarli nel corso della vita, per la mancanza di organizzazione.
Visione
Sveglia presto, prestissimo. Sono così diligente che non ho bisogno di rimandarla. Mi alzo, acqua fredda sul volto, accendo tutte le luci di casa, 8 cp di testicoli di toro e collagene Carnivore Company. Inizio un blocco intenso di lavoro ininterrotto, o deep work, per almeno una o due ore. Faccio una pausa, che coincide con la sveglia o il ritorno da allenamento della mia compagna, per fare una ricca colazione insieme, prendendoci del tempo per due parole e cucinare. Mi preparo il caffè come segnale dell’inizio del secondo blocco di lavoro intenso, che riguarda un altro paio di ore, da quando cioè la compagna esce per andare a lavoro. Termino alle 11:00 o prima, e sono pronto per circa un paio d’ore di attività fisica, dal ciclismo, alla corsa, al potenziamento con i pesi o a corpo libero. Proteine in polvere del manzo come post. Pranzo con la mia compagna, e il pomeriggio lo dedico allo studio e letture, da studi scientifici alla filosofia. Il pomeriggio tardi o sera è il momento sociale, dove posso vedere amici, uscire e via dicendo. In altre giornate mi dedico invece a consulenze e visite in studio, per metà della giornata, mentre l’altra la dedico sempre allo sport, dopo il solito primo blocco di lavoro intenso prima di colazione.
Missione
Il Dott. Samuele Valentini è il professionista di riferimento per la salute e nutrizione, promotore della scienza civica, dedicata cioè alla spiegazione e normalizzazione della scienza nella società, rendendola fruibile. Promuove la più grande rivoluzione della salute con un manifesto per diventare il medico di sé stessi, atleti più performanti e il ritorno in natura.
Ora esplora, fermati e rifletti.
Definisci visione, anti-visione e missione.
Conosci quello che vuoi e non vuoi a priori.
Sii di ispirazione per gli altri.
Fungi da modello.
Metti ordine nel caos e non bruciarti nel gioco della prestazione.
Sii il demiurgo che plasma gli eventi della tua vita.
L’indovino che prevede il futuro, conoscitore del mondo.
Lo stoico che alterna otium e negotium.
Non lasciarti sopraffare dagli eventi.
Abbi fede in te.
Dott. Samuele Valentini